Abdon e Sennen sono due martiri certamente esistiti nel III secolo, che subirono il martirio a Roma; le notizie che riguardano la loro vita sono leggendarie, ma un fondo di verità ci deve essere senz’altro. Per prima cosa essi sono ricordati da un gran numero di testi ufficiali e martirologi, come il “Depositio Martyrum”, il “Martirologio Geronimiano”, il “Calendario marmoreo di Napoli”, nei “Sacramentari Gelasiano e Gregoriano”.
Questi testi citano la deposizione delle reliquie, nel Cimitero di Ponziano dei santi martiri di Roma ‘Abdos et Sennes’; questo cimitero era sulla via Portuense, presso l’attuale via Alessandro Poerio e citano alcuni come il ‘Martirologio Geronimiano’, la celebrazione al 30 luglio, data che poi è passata nel ‘Martirologio Romano’, testo ufficiale in vigore nella Chiesa Cattolica.
Ancora celebri testi medioevali, ricordano che tanti pellegrini giunti a Roma, visitavano la via Portuense, entrando nella basilica dove riposavano i loro corpi, questa chiesa era abbastanza grande e nel ‘Liber Pontificalis’ si dice che fu restaurata dai papi Adriano I (772-795) e Niccolò I (858-867).
L’ignoto autore della ‘passio’ dei due santi, forse indotto dai loro nomi esotici, li classifica come due principi persiani, che nella loro condizione di schiavi o di liberti a Roma, si prodigavano a seppellire i martiri.
Questo loro impegno li fa accusare presso l’imperatore Decio (200-251), artefice della settima persecuzione contro i cristiani, che li fa mettere in prigione; in seguito essi compaiono davanti al Senato, rivestiti da abiti dignitosi ma incatenati. Giacché rifiutarono, secondo la prassi, di sacrificare agli idoli, vennero condannati a morte e condotti nell’anfiteatro dove sorgeva il Colosso di Nerone, fra l’Anfiteatro Flavio e il tempio di Venere, per essere divorati dalle belve feroci.
Ma essi miracolosamente ammansirono gli animali, che li evitarono, allora Abdon e Sennen vennero decapitati dai gladiatori. I loro corpi vennero gettati davanti alla statua del Sole, dove rimasero tre giorni, finché il diacono Quirino li raccolse nascondendoli nella sua casa, dove restarono per lunghissimo tempo.
In seguito, grazie ad una rivelazione (fenomeno che compare in molte vite di santi), vennero ritrovati e portati nel Cimitero di Ponziano. In questo cimitero vi è un affresco del VI secolo che li raffigura con barba, vestiti di tunica, con il berretto frigio, sopra l’affresco una iscrizione latina li nomina senza equivoci; nell’affresco Abdon appare più maturo con barba corta e rotonda, mentre Sennen ha la barba a punta e senz’altro più giovane; ancora nello stesso cimitero fu ritrovata una lampada di terracotta del V secolo, con l’immagine di un personaggio in preghiera, coperto da un ricco mantello persiano con barba breve e rotonda, in cui si è voluto identificare Abdon.
Le loro reliquie furono poi ‘depositate’ nella basilica di S. Marco papa, al tempo di papa Sisto IV (1471-1484), infatti nel 1948 si rinvenne sotto l’altare maggiore, un’arca granitica contenente una grande cassa di cipresso con molte reliquie e una pergamena datata 1474, che indicava la deposizione delle reliquie dei santi Marco papa, Abdon e Sennen martiri, Restituto ed altri.
Nel Medioevo una parte delle reliquie furono trasferite ad Arles-sur-Tech nei Pirenei Orientali; la diocesi francese di Perpignon, appunto nei Pirenei, li venera come suoi patroni. I due santi sono stati oggetto privilegiato di molte opere artistiche in varie chiese e cattedrali, in Italia ed in Europa; oltre la ricchezza delle vesti per indicarne l’origine persiana, spesso portano un diadema regale come quello attribuito a volte ai Re Magi che appunto erano orientali; ma la presenza costante è la spada con cui vennero decapitati.
Nella basilica di S. Marco di Roma c’è un altare con le reliquie ed a loro dedicato.